Lo spazio,il tenue colore di aurore boreali fanno da fondo ai
fili e al segno che incide preciso, preciso sulla carta, con graffi sicuri e
sereni.Lo spazio,il suo spazio, vuoto, terso ,di rarefatta spiritualità,
filtrato spaccato di sedie, sedie e alberi solitari.Nel tracciato spirituale
del suo tessuto ,composto da piccoli, sicuri tocchi che s’incurvano,si attorcigliano
e, si precisano, nell'erba e nelle fronde dei suoi fogli con spiragli di
stupefatto candore,stupore appagante ,di rara solitudine dove si coglie la sua
pensante mano.Impronta,ombra di grazia leggera, che si spande, dissolve,
si aggruma, in forme che rimandano continuamente con un “noi” ,un altrove,e un
dentro, che volentieri si sottomette,imbocca la strada,scioglie nodi e densi
pensieri.Il suo: “Paesaggio fiaba” è torre di Babele che ha ritrovato
l’alfabeto maestoso,alfabeto perso nell'asprezza del fraintendimento e dell’illusione.Si può,contemplando,quasi camminare per
quel sentiero che s’attorciglia al cono, e sale , denso di giovinezza e grazia
al sommo,termine alto di una Babele gioiosa ,Babele di giorni e ore
felici,Babele, piena di umana, intrepida speranza.Anche l’orologio,
si stratifica, marino d’azzurro e si dilunga ancora, nello spazio vuoto,
segnato dal graffio della sua mano,graffio, fattosi nube o cielo,o
firmamento,immobile, in eterna ora,in eterno giorno,accadimento
immobile,nell'immobile sottile spazio curvo del tempo, svuotato dalle
passioni.Fissato, per sempre,per sempre fermato in profondità che
cancellano la carta,il supporto stesso su cui si imprimono e
risiedono,finissimi,spirituali,misteriosi alfabeti , graffi, punti, torte
visioni,gommose liquide immagini , contorsioni di occhi che sognano la realtà
negandola,traendola dal buio,illuminandola,poetizzandola.
Bruno Grassi, 14. Aprile 2014